Nella scatola dei sogni c'è il dado di Marco, Giovanni, Luca. E di mamma Rosangela

2021-12-01 03:42:14 By : Ms. Osakadental Liang

Per cosmetici, profumeria, cibo, abbigliamento e tutti i tipi di packaging. Tutto, prima o poi, finisce in una scatola. Ma come nasce la scatola? Alla MG Line di Morazzone, i fratelli Zarpellon, Marco (con il figlio Luca) e Giovanni (il terzo socio in azienda è la madre Rosangela e, ora in pensione, il padre Lorenzo) hanno quattro dipendenti e sono specializzati dal 1996 nella produzione di americani muore. (un nastro di acciaio con un profilo superiore tagliente in grado di riprodurre una forma specifica) con taglio laser e confezionamento.

Una scatola, grande o piccola che sia, parte da qui. Su idea del cliente o su proposta di MG Line. Perché tra le 250/300 matrici prodotte in un mese e le 200 con lame alte adatte alla termoformatura (tecnica di stampaggio di materie plastiche a caldo utilizzata per i più svariati settori: vaschette alimentari, blister, finiture interne per il settore automobilistico) qui a Morazzone vengono sviluppati tra i 4000 ei 5000 prototipi all'anno.

La scatola, ovviamente, è fortemente influenzata dall'oggetto che deve contenere. Ed è proprio la scatola, a volte, a dare maggior valore al contenuto. Perché la funzionalità è direttamente legata all'estetica: forme, angoli, rotondità, profili e colori esaltano l'oggetto. Una volta che hai l'idea, si passa al disegno CAD curato da Luca: al computer si sviluppano le linee, si studiano le proporzioni e si decide il materiale più adatto. Si passa poi al prototipo con “plotter da taglio” su cartone, cartone o plastica: le possibilità sono infinite, ma tutto è calibrato sulle caratteristiche del prodotto. E sull'uso che se ne farà. Una volta inviato il prototipo al cliente, viene prodotto lo stampo. Quello che non è altro che uno stampo a tutti gli effetti.

Il disegno viene inviato al perforatore laser dove la sagoma allungata viene forata su un pannello in multistrato di betulla (l'altezza può variare a seconda dello spessore del materiale). Il passaggio forse più delicato, perché da questo dipenderà il prodotto finito, è l'applicazione nel pannello delle lame in acciaio temprato, prodotte da una piegatrice automatica a controllo numerico che le sagoma. Un procedimento altamente manuale in cui si svelano anche i trucchi del mestiere che ogni buon artigiano del settore deve conoscere per evitare che le lame, una volta utilizzate per la produzione della scatola, si danneggino e non funzionino correttamente in fustellatura.

Se ne occupa Giovanni, fratello di Marco, che con martelli con teste in leghe leggere o duttili (alluminio, rame ma anche teflon non intaccano l'affilatura delle lame) inserisce i componenti in acciaio nel pannello evitando qualsiasi interferenza tra loro e il legno. .

Una volta terminato, si passa alla gommatura effettuata con plotter da taglio per gomma. E qui la pazienza non deve mancare perché ai lati delle lame, seguendo al millimetro la forma predefinita, vengono fissate delle strisce per evitare che il materiale tagliato si incastri nella fustella. Ricordiamo, infatti, che fungendo da stampo, lo stampo deve consentire l'espulsione del cartone o della plastica nel miglior modo possibile. Senza giunture o sbavature.

Una volta realizzata, la trafila è pronta per essere inviata allo scatolificio, alla cartotecnica o alla tipografia che, con platine manuali o automatiche, realizzerà la scatola.

Ma non si ferma qui. E la sorpresa arriva quando Marco ci parla dell'idea di arrivare a un "dado 3D". Tra i primi in Lombardia, negli anni Novanta, a introdurre in produzione un laser, i due fratelli ora vogliono attrezzarsi per "fare piccole produzioni, da cinque a cinquanta pezzi - dice Marco - con un coltello, un V CUT, che funziona a quarantacinque gradi. per poter realizzare scatole di cartone o plastica in grado di soddisfare anche le richieste di negozi e privati. Per questo ci stiamo interessando ai vantaggi offerti dal Piano Industria 4.0: le nostre macchine sono già tutte online, ma bisogna fare un passo in più”.

Nessuno rimpiange gli anni Settanta, quando al posto del Cad c'era il tecnigrafo, si poteva disegnare a mano su legno o su pellicola, il laser era ancora lontano e ci affidavamo alla fotoincisione. Il legno? È stato perforato con un trapano o un foro e la lama è stata misurata con cartone. Ora MG Line lavora principalmente per aziende del Nord Italia e ha creato anche un piccolo spazio in Svizzera. E vuole che il nuovo anno sia 4.0.

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